Davide Cheraz, Team Salomon dal 2014, ha la grossa fortuna di vivere alle pendici del Monte Bianco. Parteciperà ad uno dei Challenge del Vertical Trail Courmayeur Mont Blanc, il C18. Correrà il Vertical1000 Night il 30 luglio ed il tostissimo Vertical2000 il giorno dopo, il 31 luglio, fino a Punta Helbronner. In maggio, Davide, con la partecipazione al Campionato Italiano di Trail Lungo ha conquistato il “biglietto” per il Campionato del Mondo di Trail Running che si svolgerà in Tailandia. In questa intervista racconta qualcosa di se, del suo approccio al trail running, svelando passioni e raccontando vittorie e sconfitte che lo hanno inspirato e fatto crescere come atleta.
Davide, tu fai parte di un Team, Salomon dal 2014. Il nome Salomon è collegato per tanti aspetti al nome di Kilian Jornet, avete mai corso assieme o ti ha dato dei consigli per qualche gara?
Ho avuto l’onore di conoscere Kilian e di condividere qualche trasferta con lui. Ricordo la mia prima Transvulcania, era la mia prima gara con la maglia Salomon ed il mio primo approccio alle gare internazionali. Ricordo molto bene un paio di corse con lui in quell’occasione. Kilian è sempre stato il mio idolo, fonte di ispirazione e motivazione.
Quale è stata la tua vittoria più bella?
Corro e faccio sport perché mi regalano in continuazione grandi emozioni. E queste non sono legate per forza ad una buona prestazione o ad una vittoria. Le gare che mi hanno più emozionato negli anni sono sicuramente le gare dell’UTMB e la Transvulcania grazie ad un ambiente incredibile ed a panorami mozzafiato. Se proprio ti devo citare una vittoria è quella del Cortina Trail nel 2015 perché è stata la prima e la più desiderata.
Quale invece la più sofferta o dove ti sei dovuto arrendere?
Proprio quelle gare di cui parlavo prima, quelle che più ti sanno regalare, che però talvolta mi hanno chiesto troppo, quelle gare in cui il cuore e la testa vanno lontani ma le gambe ti fermano. Due ritiri alla CCC la gara più bella, quella che parte da casa mi (Courmayeur), che mi emoziona e che ha saputo tirarmi fuori tutta la motivazione che avevo ma che purtroppo non è bastata.
Cosa hai imparato da tuo papà Claudio, per anni finisher del Tor Des Geants?
Papà mi ha insegnato a fare sport per se stessi, ad apprezzare la semplicità di una piccola corsa e ad impegnarsi per raggiungere i propri obbiettivi personali.
A distanza di tanti anni di corsa sui sentieri, cosa consiglieresti ad un giovane atleta che si avvicina al trail?
Consiglio di correre con leggerezza senza pressioni e con grande piacere, di non chiedere troppo al proprio fisico ma anche di impegnarsi ad inseguire i propri sogni perché è uno sport capace di restituirti tutto l’impegno che ci metti.
Hai sempre partecipato al Vertical di Courmayeur, il VK2. Ad un neofita o amatore che non ha mai corso un vertical come il VK2, severo per dislivello e altitudine, cosa gli suggerisci in preparazione?
E’ una gara molto dura dall’inizio alla fine, bisogna abituarsi a camminare su sentieri molto ripidi e l’ultimo tratto di gara, inoltre, richiede la capacità di muoversi su di un terreno tecnico. Una volta in gara bisogna saper gestirsi e ricordarsi che sono gli ultimi 700 metri quelli che fanno la differenza perché là la quota e la stanchezza si fanno sentire.